mercoledì 9 maggio 2012

(RED)EO IS IVI ITUM IRE

Dentro al precario equilibrio dei corpi


andanti sotto l'emblematico cielo di


questo mio giorno


che non sa se ridere


che non sa se piangere


e cela il dubbio nella catacresi


di un sorriso incerto,


e nella brama vorace delle idee


ansimanti tra i vuoti a perdere di


questo mio giorno


che non sa se ridere


che non sa se piangere


e cela il dubbio nell'amnistia


di uno sguardo perso,


dalla polvere etere lame e cemento


dalle fibre carne fiato e sgomento,


poi ancora dentro


questo mio ibrido giorno


e camminare ascoltare


respirare pensare come 


se mai avessi respirato


ascoltato camminato


pensato la vita implodere


nell'orbita di se stessa ed


occupare gli infiniti spazi


antistanti il suo primordiale spiro.

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