Dentro al precario equilibrio dei corpi
andanti sotto l'emblematico cielo di
questo mio giorno
che non sa se ridere
che non sa se piangere
e cela il dubbio nella catacresi
di un sorriso incerto,
e nella brama vorace delle idee
ansimanti tra i vuoti a perdere di
questo mio giorno
che non sa se ridere
che non sa se piangere
e cela il dubbio nell'amnistia
di uno sguardo perso,
dalla polvere etere lame e cemento
dalle fibre carne fiato e sgomento,
poi ancora dentro
questo mio ibrido giorno
e camminare ascoltare
respirare pensare come
se mai avessi respirato
ascoltato camminato
pensato la vita implodere
nell'orbita di se stessa ed
occupare gli infiniti spazi
antistanti il suo primordiale spiro.
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