mercoledì 9 maggio 2012

DOLCE e MESCHINA.

Dolce e meschina la furia del tempo


che tacito vortica sui miei dintorni


e tacita anch'io ne seguo l'esempio:


cos'è un gemito se non desiderio soffuso?


Assordante il muto suono di questo mio


pensiero che grida brama insorge


lungo l'assillo della strada sbiadita,


sui fumi e i contorni e sulle immagini


e i giorni, non voglio fermarlo non


posso fermarlo e lui sbatte rabbioso


contro il palmo del vento ma


il vento è bufera che celere spira


così la voce si perde tra queste chimere


giacchè tra gli angoli della coscienza


non mi è concessa la scelta


mai quando inizia la danza.


Chi nelle tenebre non confonde i volti?


Io non gli appartengo nè sono affar vostro


non appartengo neanche a me stessa


io sono demanio solo del Mondo


che così m'ha fatta perciò son ciò che sono,


solo s'innalza ancora il pensier mio e


fugge nella fulminea sfilata di corpi


fluttuanti icone sui loro passi,


e vibra l'incontro di materia e ombra:


conosco questo suono gentile, ne


conosco lo sguardo com'anche il tocco


eppur ora mi pare follia,


eppur ora è un rombo di tuono che


esige la placida ira d'una tempesta 


proibita, la conoscenza non è gradita


ed infine non c'è bisogno che qualcun'altro


sappia del mio dolore, questo nuovo 


dolore di cui non conosco volto e sapore


eppure mi è dolce eppure mi è caro


quando invoca il mio nome 


ed io rispondo impossibile.

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