Dolce e meschina la furia del tempo
che tacito vortica sui miei dintorni
e tacita anch'io ne seguo l'esempio:
cos'è un gemito se non desiderio soffuso?
Assordante il muto suono di questo mio
pensiero che grida brama insorge
lungo l'assillo della strada sbiadita,
sui fumi e i contorni e sulle immagini
e i giorni, non voglio fermarlo non
posso fermarlo e lui sbatte rabbioso
contro il palmo del vento ma
il vento è bufera che celere spira
così la voce si perde tra queste chimere
giacchè tra gli angoli della coscienza
non mi è concessa la scelta
mai quando inizia la danza.
Chi nelle tenebre non confonde i volti?
Io non gli appartengo nè sono affar vostro
non appartengo neanche a me stessa
io sono demanio solo del Mondo
che così m'ha fatta perciò son ciò che sono,
solo s'innalza ancora il pensier mio e
fugge nella fulminea sfilata di corpi
fluttuanti icone sui loro passi,
e vibra l'incontro di materia e ombra:
conosco questo suono gentile, ne
conosco lo sguardo com'anche il tocco
eppur ora mi pare follia,
eppur ora è un rombo di tuono che
esige la placida ira d'una tempesta
proibita, la conoscenza non è gradita
ed infine non c'è bisogno che qualcun'altro
sappia del mio dolore, questo nuovo
dolore di cui non conosco volto e sapore
eppure mi è dolce eppure mi è caro
quando invoca il mio nome
ed io rispondo impossibile.
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